55 anni di passione per l'elettronica
Oggi rifarei di nuovo il liceo classico, quel Liceo Mario Rapisardi di Paternò (CT) che dal 1963 al 1968 mi ha dato tutto il necessario per affrontare la continua scoperta della conoscenza. Strumenti formidabili, affilatissimi e sensibili: italiano, latino, greco, filosofia, storia, scienze, chimica, matematica, fisica, storia dell'arte, francese. Ogni materia è diventata un pilastro fondamentale per la mia formazione, e molti degli insegnanti di allora sono rimasti per sempre nel mio cuore: la Prof.ssa Santangelo, la Prof.ssa Grasso, la Prof.ssa Roccella, il Prof. Bellia, la Prof.ssa Las Casas, il Prof. Boscarino. Eppure già prima della fine del liceo sapevo che avrei studiato fisica, ero convinto che occorresse bilanciare con una più approfondita preparazione scientifica l'ottima formazione di base del classico.
![]() ![]() ![]() ![]() |
La mia passione per l'elettronica nasce nel lontano 1967 quando fui attratto da una delle prime riviste tecniche dell'epoca, si chiamava Sperimentare e su di essa venivano illustrate delle realizzazioni di amplificatori e dispositivi vari. Oltre l'elettronica venivano spesso trattate, dal punto di vista amatoriale, anche altre discipline tecniche come l'ottica, la chimica, il modellismo. La acquistai immediatamente, 250 lire. Il biglietto dell'autobus per andare al liceo costava 80 lire. Sfogliando la rivista fui colpito da un piccolo ricevitore per onde corte ad un solo transistor.
L'emozione che ne scaturì dall'ascoltare le prime voci e le prime musiche captate da quella strana radio funzionante senza pile, con la sola energia delle onde elettromagnetiche, accese in me quella passione per l'elettronica che mi accompagna ancora oggi. La taratura dei vari stadi, ed in particolare dello stadio finale, venne facilitata moltissimo consentendomi delle regolazioni ai massimi livelli. Ero veramente soddisfatto. | |
![]() ![]() |
Come frequenzimetro, per alcuni anni, ho utilizzato il modello digitale Over-Matic da 350 MHz del mio carissimo amico Alfio Pulvirenti, con il quale abbiamo condiviso moltissime sperimentazioni elettroniche, soprattutto nel campo delle trasmissioni in VHF e delle centraline per le accensioni elettroniche delle auto. Caratteristica particolare di questo frequenzimetro era l'uso delle valvole nixie per la visualizzazione della misura. Quando Alfio si trasferì a Milano, parecchi anni dopo, mi sono voluto cimentare nell'autocostruzione di un frequenzimetro digitale in scatola di montaggio della rivista Nuova Elettronica (n.68), il mitico modello LX-358 da 50/500 MHz fondo scala. Così la dotazione del mio laboratorio di elettronica si è ampliata. |
![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Era l'epoca delle cosiddette Radio Private o Radio Libere, primi anni '70, e tantissimo del mio tempo è stato speso nella progettazione e realizzazione di stadi finali VHF di potenza sempre crescente, da pochi Watt fino a 400 Watt, sia con tecnologia a transistor (2N3866, BLY-88A) sia con valvole ceramiche (4CX-250B). Uno dei miei primi obiettivi fu quello di raggiungere con il segnale radio il paese di fronte al mio, Centuripe (EN), al di là della vallata del fiume Simeto, circa 12 Km in linea d'aria da S.Maria di Licodia (CT). Lavorai alacremente per mettere a punto un piccolo trasmettitore da un paio di Watt dotato di transistor NPN 2N4427 debitamente raffreddato. A ricordarli oggi sembrano veramente tempi da pionieri, partivo con l'auto di papà (una Fiat 850 bianca) con l'autoradio sintonizzata sulla frequenza del mio trasmettitore FM (92,9 MHz) che veniva modulato con un 33 giri di Lucio Battisti (il nostro caro angelo). Avevo quindi un'autonomia di circa mezz'ora durante la quale, allontanandomi quanto più possibile da casa, cercavo di verificare la distanza raggiunta dal segnale e la qualità della ricezione. Ho imparato a memoria tutto l'ellepi, ma ricordo in modo particolare l'attacco de la collina dei ciliegi. Naturalmente l'autoradio me l'ero autocostruita e l'avevo dotata di frequenzimetro digitale e di S-meter per avere un'idea della intensità del segnale. Appena il nuovo finale veniva installato in stazione immediatamente scattava la corsa al prossimo traguardo che era sempre più impegnativo. L'ultimo progetto, prima della svolta, fu un superstadio da 400 Watt pilotato da ben 2 valvole ceramiche Eimac 4CX250B che mandammo a ritirare direttamente dagli Stati Uniti.
L'elettronica, a questo punto, lasciava ampio spazio alla meccanica. Moltissime parti dovettero essere lavorate manualmente ed alcuni condensatori di bassa capacità vennero realizzati con l'aiuto di ottone e lamine di teflon. L'arrivo del mese di agosto provocò una pausa obbligata nella prosecuzione dei lavori a causa della chiusura per ferie dei negozi da cui ci rifornivamo. Ne approfittammo per tentare la realizzazione di un buon filtro a quarto d'onda; per la parte meccanica non ci furono grandi problemi, Alfio aveva un'officina nella quale anni prima aveva montato addirittura un'intera motocicletta (motore rettificato incluso). Ci rendemmo, purtroppo, conto che una buona taratura di un filtro di quel genere non poteva essere portata a termine senza un analizzatore di spettro, ingegnarsi non bastava più, ci voleva la strumentazione adatta.
|
![]() HP 2000F
![]() Programma in Fortran 4
![]() Intel SDK-85
![]() Intel 8085
![]() TMS9980
![]() Daniele Fuselli
![]() SGS Nanocomputer
![]() Z80
|
Arrivai a Verbania nella seconda settimana di ottobre e mi furono assegnate le classi della sezione A informatica: terza, quarta e quinta. Il collega che mi aveva preceduto aveva lasciato la scuola per fondare una società che produceva schede a microprocessore per applicazioni industriali, era un mito per gli studenti dell'Istituto Cobianchi, specialmente per quelli di quinta che lo avevavo avuto nei due anni precedenti e che adesso avrebbero dovuto affrontare gli esami di maturità con un insegnante sconosciuto e meridionale. Cosa ne avrei fatto di tutta la mia elettronica analogica, questa era la domanda ricorrente che teneva occupata la mia mente nei primi giorni di lavoro. L'unica cosa che mi confortava era il fatto che il computer in dotazione era identico a quello che avevo utilizzato all'università di Catania, un 'modernissimo' sistema HP 2000F, con il quale avevo iniziato già nel 1971 a programmare in Fortran 4. Solo che all'università io avevo lavorato scrivendo i programmi su schede perforate off-line, mentre al Cobianchi nel 1979 i ragazzi lavoravano in Basic ed in time sharing sulle telescriventi. I primi tempi furono sicuramente molto duri, il direttore del centro di calcolo, Gianfranco Bini, era solito rispondere alle domande tecniche indicando una serie interminabile di manuali, in inglese, ordinati maniacalmente dentro le vetrinette del centro: lì ci sono tutte le risposte! Per fortuna che erano state assunte da poco due addette al laboratorio, Donatella Fiata e Marina Panza, che piano piano mi hanno aiutato con gentilezza e modi cortesi a muovermi con disinvoltura nel centro di calcolo. Ma lo strumento che più di tutti mi ha formato, dal punto di vista informatico, è stato il kit TM990 della Texas Instruments, che acquistai poco dopo. Mi è servito soprattutto per la cura con cui erano scritti i manuali in dotazione che, benchè fossero in inglese, erano chiarissimi e straricchi di esempi di difficoltà sapientemente progressiva, una meraviglia. Poi era dotato di un microprocessore a 16 bit, il TMS9980, una versione ridotta del TMS9900, straordinariamente fuori del comune, basta dire che generava in memoria RAM tanti blocchi di registri esterni, chiamati workspaces, quanti ne servivano. Peccato che non abbia avuto la fortuna che meritava. D'altra parte allora c'era un'offerta ricchissima di microprocessori, nessuno aveva ancora preso il predominio sugli altri, anche se di lì a poco ci penserà la IBM a rompere l'incantesimo avendo adottato l'8088 Intel come motore per i suoi Personal Computer. Comunque ho fatto in tempo ad occuparmi di tutti questi microprocessori: Intel 8080, Intel 8085, Intel 8086, Zilog Z80, Zilog Z8000, Texas Instruments TMS9900, RCA Cosmac 1800, Rockwell 6500, Motorola 6800, National SC/MP, Philips 2650, Fairchild F8. Fui coinvolto e mi lasciai coinvolgere con entusiasmo in una miriade di attività di formazione nel campo dell'elettronica e dei microprocessori. I quattro anni trascorsi al Cobianchi mi hanno segnato definitivamente, dandomi un imprinting speciale e facendomi, purtroppo, credere che quello fosse il modello della scuola italiana. Scoprii amaramente, in seguito, che non era così in gran parte del resto d'Italia.
|
... Continua ...
E' veramente buono chi nel giudicare gli uomini mantiene severa la mente e indulgente il cuore.
Alessandro Manzoni